Franco Carlini: Parole di carta e di web
Correva il 1999 ...
Cinque anni sono tanti, tantissimi, sul Web. Nel 1999 Franco Carlini pubblicò "Lo stile del web", un saggio scritto con mano ferma in un momento in cui Internet sembrava dovesse divorare qualsiasi altro medium. Oggi, a cinque anni di distanza, si può rimanere in parte delusi da "Parole di carte - Ecologia della comunicazione", ultima fatica dell'ex ricercatore del C.N.R., poi fondatore e coordinatore della società di Web Design e Web contents Totem.to. Ma ciò va favore del primo libro, non a demerito del secondo.
Comunicazione, comunicazione e ancora comunicazione
Il sottotitolo de "Lo stile del web" era "Parole e immagini nella comunicazione di rete". La comunicazione era veramente la parola d'ordine del libro: in un'italia dove Internet si era affacciata da pochi anni quasi con violenza, Carlini incominciava a mettere i puntini sulle "i", trattando l'argomento a tutto tondo e con assoluta chiarezza di prospettiva. Nel 2004 la parola comunicazione è ancora al centro della scena, ma le cose sono evidentemente cambiate. Internet - o, l'Internet - come usa Carlini secondo la dizione inglese, totalmente ignorata in italia - ha aperto strade che non esistevano, abbandonato stili e forme dominanti, tralasciato strade che sembravano segnate. Pur mantenendo il pregio di una visione d'insieme, Carlini fatica questa volta a identificare i segni comuni di percorsi apparentemente tra loro disconnessi: ne è d'altro canto conscio lui stesso, se sceglie di affrontare il tema più per forme di espressione [Giornali, Blog, cellulari, ecc.] che secondo blocchi di analisi lungo un percorso predefinito.
Ci sono capitoli e capitoli
Trattare in questa sede l'intero libro è, ovviamente, cosa impossibile, soprattutto se si scrive per il lettore in linea. Ci sono però alcuni capitoli che si pongono come ideale continuazione de "Lo stile del web" e che per questo meritano una particolare attenzione. Sono:
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il secondo ["Leggere: il mito dell'occhio saltellante"], che mette ordine in una materia dominata dai venditori di presentazioni e corsi di scrittura per il Web;
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il quinto ["Ipertesti: c'è dell'ordine in quel caos"], che dà conto delle ultime ricerche in materia di conoscenza del Web e dei meccanismi che lo regolano [sul punto suggerisco, per chi voglia approfondire, il recentissimo "Link La scienza delle reti" di Albert-László Barabási, Einuadi, 2004];
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ed infine il nono ["Segnaletica: la decadenza delle icone"], che piacevolmente rivede molte delle affermazioni meno convincenti proposte sul citato "Lo stile del web" in materia di rapporto tra testo e grafica, tra icone e comunicazione.
Sono tutto sommato meno interessanti i capitoli dedicati ai nuovi media [capitoli quarto "Online: webzine, blog e altro" e settimo, "Cellulari: connettività globale, socialità locale"] e appare francamente un poco abbozzato l'undicesimo, dedicato a Power Point ed e-book. Ma queste, con ogni probabilità, sono prospettive ed aspettative di chi scrive.
Usabilità, accessibilità e altre ^ŕ^
Ne "Lo stile del web" la parola usabilità era tenuta in gran considerazione: Carlini ne faceva peraltro oggetto di riflessioni personalissime in materia di congiunzione tra testo e immagini. In "Parole di carte e di web", compare il termine accessibilità: Carlini attribuisce ancora un gran rilievo e svolge argomentazioni sempre interessanti in ordine all'usabilità, dedicando un paragrafetto ["Leggibili da tutti", pp. 162/163] all'accessibilità, in tal modo rendendo manifesto il proprio pensiero circa la subordinazione della seconda alla prima o, se vogliamo, alla ricomprensione dell'una nell'altra. Pare ovvia - almeno a chi scrive - l'inoculazione del termine da ^terze parti^: meno ovvio è il disagio dell'autore nel dover rendere omaggio a un tema caldissimo nei forum e nelle liste di discussione, dove tuttavia è il tecnicismo ad emergere e non il lato culturale cui la tecnica dovrebbe piegarsi.
Errori voluti?
Se così è, sorge il sospetto - tutto personale, sia chiaro - che sia voluto l'evidentissimo errore in cui l'autore incorre a pagina 163 là dove afferma che un sito "non solo accessibile ma pienamente comodo per i non vedenti è a una sola colonna, e cioè un sito poverissimo di impaginazione e persino scostante per chi voglia e possa guardarlo". Non è necessario essere degli esperti in materia di CSS per sapere che in un design tableless quello che un non vedente legge, attraverso un lettore automatico, in forma ^monocolonna^ può apparire a video in modi, colori, forme e disposizioni diverse, secondo la regola della totale separazione tra forma e contenuto, questa sì universalmente valida sotto il profilo culturale prima che sotto quello tecnico [si vedano le bellissime pagine a questo proposito su "Cascading Style Sheets: Separating content from presentation" di Briggs, Champeon, Costello e Patterson, pubblicato in italia da Hoepli]. Regola curiosamente infranta nel sito di Totem.to, vera e propria fiera della inaccessibilità.
Prospettive di lavoro
Carlini resta un punto di riferimento per chi si occupa di Internet in italia: il suo libro non può quindi mancare nella biblioteca di chi ha un approccio culturale alla Rete. Il continuo ed aggiornato riferimento ad esperienze diverse, la capacità di trattare tematiche complesse con una apprezzabilissima semplicità di linguaggio sono pregi rari nell'editoria italiana, dove la tendenza, soprattutto in materia di web design, usabilità e gestione dei contenuti, oscilla - purtroppo - tra la manualistica più bieca e il dispensario di pillole di comune esperienza.
Al contrario, il messaggio di Carlini è limpidissimo:
Internet ci sta cambiando, più di quanto ci è dato comprendere.
Anzi, ci ha già cambiato, se è vero che
le rivoluzioni sono solo l'ultimo passo di un percorso tanto inavvertito
quanto compiuto. Questo messaggio è tanto forte che l'impressione è
che il prossimo libro del fondatore di Totem.to tratterà della sociologia
di Internet e non più di comunicazione.
Un commento di Michele Diodati
L'espressione "in forma monocolonna" è, a mio avviso, fuorviante, perché dà l'impressione che il non vedente abbia bisogno di un'impaginazione grafica per fruire dei contenuti. In realtà qualsiasi tipo di impaginazione, multicolonna o monocolonna, è recepito allo stesso modo dal non vedente, e cioè in modo "seriale": una parola dopo l'altra, una frase dopo l'altra. Ciò che è discriminante ai fini dell'accessibilità per un non vedente non è su quante colonne sia presentato il contenuto, ma se, una volta *linearizzato*, cioè reso seriale, abbia senso all'ascolto, ovvero se l'ordine di lettura del sintetizzatore rispetti l'ordine logico (per es. che il titolo venga letto prima del paragrafo a cui si riferisce, e non viceversa).